Formazione a distanza con gli esperti italiani
Trame di donne
Quando l’Associazione Amici di Sardegna mi ha proposto, insieme ad altre formatrici, di realizzare un piccolo corso di Educazione alla Cittadinanza Globale per l’Associazione di donne tessitrici della comunità rurale di Viacha, Perù, sono stata molto contenta ed orgogliosa.
Immediatamente avevo di fronte a me una sfida molto allettante: come rendere interessante ed utile ad altre donne come me, ma con esperienze molto diverse dalle mie, con una lingua, il quechua, molto differente dall’italiano o spagnolo, un tema, a prima vista, molto distante dalla loro quotidianità? Quotidianità caratterizzata da un’economia di sopravvivenza, una quotidianità fatta di cura della famiglia e della terra, isolate in mezzo alle montagne peruviane in zone prevalentemente rurali.
Questi mondi, così apparentemente distanti, sarebbero riusciti a comunicare?
Per prima cosa, insieme alle mie colleghe, ho cercato di mettermi empaticamente nei loro panni, di ascoltare i loro sogni e bi-sogni.
Il messaggio che mi è arrivato, forte e chiaro, è stato: vogliamo che i nostri prodotti tessili abbiano una marca che possa essere venduta in un mercato estero.
Sicuramente un desiderio profondo, nato dalla voglia di emanciparsi e vivere dignitosamente, aumentando la loro possibilità economica e di sostegno alle proprie famiglie, soprattutto ai propri figli e figlie.
Questo desiderio, però, si è subito scontrato con due ostacoli.
Il primo determinato dalla loro effettiva competenza tecnica. Infatti le formatrici, coinvolte nel progetto come esperte nell’area artigianale, hanno evidenziato come molte di loro avevano dimenticato l’uso delle tecniche tradizionali di tessitura, abbassando la qualità dei loro prodotti ed, ancora peggio, in un contesto territoriale dove le altre comunità limitrofe presentavano una tradizione ancora viva e riconosciuta. Come avrebbero quindi potuto, le nostre tessitrici, competere in un mercato locale ed addirittura in uno internazionale?
Il secondo ostacolo è stata la mediazione del maschile, che ha cercato di far diventare le donne portavoci dei suoi bisogni e non dei propri.
Questa seconda difficoltà è stata superata con la ricerca di una mediazione efficace ed autentica, soprattutto grazie ad altre donne.
La prima, invece, ha portato me e le mie colleghe alla consapevolezza del fatto che non era immediata la possibilità di creare una marca propria per i mercati internazionali, ma potevamo cominciare a muovere i primi passi in questa direzione, proprio come dei neonati che hanno smesso recentemente di gattonare.
Mentre dunque le colleghe, esperte in artigianato, cominciavano ad affinare la loro competenza nella tessitura, recuperando le tecniche tradizioni; a noi, esperte in educazione alla cittadinanza globale, toccava co-costruire con loro quell’identità-immagine con cui si sarebbero presentate al mondo e che avrebbe costituito il loro fattore differenziale, quello che le avrebbe rese uniche, fattore utilissimo anche nell’eventualità di affacciarsi ad un mercato internazionale.
Ho pensato allora di cominciare il percorso di formazione facendo loro comprendere che il mondo ha bisogno della loro voce, soprattutto le giovani generazioni, separate ormai dalla Terra dall’asfalto e dal cemento (Il ragazzo della via Gluck). I giovani peruviani ed italiani hanno bisogno di apprendere che cosa significhi prendersi cura della vita e loro, in questa arte sacra, sono grandi maestre.
In molte culture, compresa quella italiana, la tradizione della tessitura è collegata al femminile. Le donne sanno tessere i fili-le fila della vita e delle relazioni, sono capaci di generare e ri-generare, non solo i propri figli, ma anche le comunità.
Se vogliamo raggiungere uno sviluppo sostenibile non possiamo fare a meno delle donne, soprattutto di quelle contadine ed artigiane, a contatto diretto con la Madre Terra, superando così un modello produttivo tipicamente maschile ed adottandone uno riproduttivo, proprio del femminile.
Le donne tessitrici sono quindi passate da un ruolo di semplici allieve ad uno di maestre, soprattutto verso le giovani generazioni, che hanno ormai perso il contatto diretto con la Madre Terra. Contatto che le donne artigiane hanno costantemente e che le rende grandi maestre in quanto allieve della stessa Madre Terra, la più grande maestra di vita.
Inizialmente abbiamo, quindi, cominciato a riflettere individualmente sull’importanza dei quattro elementi (aria, acqua, terra e fuoco) per la nostra vita quotidiana. Ognuna ha poi scelto un sottogruppo in base all’elemento a cui era più legata, elaborando insieme un ringraziamento all’elemento a loro più caro.
Alla fine tutte le partecipanti hanno immaginato e disegnato il loro mondo ideale per inviare a tutti e tutte il loro messaggio di prendersi cura della vita, soprattutto alle generazioni future.
Un piccolo video, realizzato dall’UNESCO sugli Obiettivi di Sviluppo sostenibile, ha fatto loro comprendere come tutta l’umanità ha lo stesso sogno: raggiungere un mondo sostenibile ed in pace.
Loro stesse, dunque, si sono sentite corresponsabili della realizzazione dell’Agenda 2030 come ambasciatrici della Madre Terra, la grande Pacha Mama.
Educarci alla Cittadinanza Globale significa rendere noi stessi/e corresponsabili del mondo che ci circonda ed invitare anche le altre persone a fare lo stesso.
Ricorda: anche tu sei parte del grande cerchio della vita!
“Giro giro tondo, casca il Mondo, casca la Terra, tutti giù per terra!”
Francesca Senesi